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«𝑰𝒍 𝒅𝒊𝒔𝒐𝒏𝒐𝒓𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒕𝒂 𝒏𝒆𝒍 𝒄𝒂𝒅𝒆𝒓𝒆, 𝒎𝒂 𝒏𝒆𝒍 𝒓𝒆𝒔𝒕𝒂𝒓𝒆 𝒅𝒐𝒗𝒆 𝒔𝒊 𝒆̀ 𝒄𝒂𝒅𝒖𝒕𝒊.» – Socrate


Cara Molfetta,

viviamo giorni difficili. La nostra comunità è ferita, scossa da eventi che non possono – e non devono – essere banalizzati. I fatti che riguardano la massima carica istituzionale cittadina ci interrogano profondamente: sulla politica, sulla giustizia, sulla responsabilità di chi rappresenta la città.

Le misure cautelari adottate dalla magistratura non sono semplici “atti tecnici”. Sono segnali gravi. E prima ancora che giuridici, sono colpi profondi alla fiducia pubblica. Nessuno invoca sentenze fuori dai tribunali. Ma è chiaro: non si può guidare una città restando nel pieno di un’inchiesta così delicata, senza danneggiare la credibilità delle istituzioni.

Non si tratta di colpe o assoluzioni. Si tratta di dignità. E di coerenza.

Lo ha scritto bene anche Area Pubblica Molfetta , in un passaggio che "prendo in prestito":

«Non forcaioli, né giustizialisti, ma neppure indifferenti rispetto alle conclusioni della Magistratura.»

L’indifferenza, oggi, è una forma di complicità.

E chi ha davvero a cuore Molfetta non può continuare a far finta di niente. Non dopo anni di indagini, sequestri, arresti, misure interdittive che hanno coinvolto – più volte – figure centrali di questa amministrazione. Non si può invocare il rispetto delle istituzioni e poi restare attaccati a un ruolo, mentre l’istituzione stessa viene travolta.

Ma oggi non si tratta solo di criticare. Si tratta di prendere posizione. È il momento della responsabilità. E per quanto mi riguarda, non c’è più spazio per ambiguità: il sindaco Minervini deve dimettersi, immediatamente.

Non per mancanza di rispetto verso la sua persona, ma per rispetto verso la città che ha giurato di servire.

Non serve alcun processo popolare per riconoscere l’impatto devastante che questo evento ha sulla fiducia dei cittadini e sull’onorabilità delle istituzioni.

Chi oggi si rifugia nel “vedremo”, nel “aspettiamo gli sviluppi”, dimentica che l’etica pubblica viene prima di ogni tribunale.

Se si resta inchiodati alla poltrona mentre tutto crolla intorno, non si è più amministratori. Si è ostacoli.

Qui non ci sono né vincitori né sconfitti, né cani né leoni. Qui c’è in gioco il futuro di un’intera città.

Da sempre ho rappresentato un’opposizione coerente, netta, trasparente. Ho contrastato pubblicamente un modello politico che ritengo fallimentare, chiuso, autoreferenziale. Ma oggi non parlo da avversario.

Parlo da cittadino.

E da cittadino, dico che Molfetta ha il diritto di tornare a credere nella pulizia istituzionale, nell’etica pubblica, nella buona politica.

𝗠𝗼𝗹𝗳𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗺𝗲𝗿𝗶𝘁𝗮 𝘂𝗻𝗮 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗮 𝗳𝗮𝘀𝗲.

𝗨𝗻𝗮 𝗳𝗮𝘀𝗲 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗲, 𝗮𝗽𝗲𝗿𝘁𝗮, 𝗹𝗶𝗺𝗽𝗶𝗱𝗮.

𝗨𝗻𝗮 𝗰𝗹𝗮𝘀𝘀𝗲 𝗱𝗶𝗿𝗶𝗴𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗱𝗲𝗯𝗯𝗮 𝗱𝗶𝗳𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝘀𝗶, 𝗺𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗮𝗽𝗽𝗶𝗮 𝗱𝗶𝗳𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝗲 𝗲 𝘀𝗲𝗿𝘃𝗶𝗿𝗲.

𝗖𝗵𝗲 𝗽𝗮𝗿𝗹𝗶 𝗰𝗼𝗻 𝗶 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗶, 𝗻𝗼𝗻 𝗰𝗼𝗻 𝗶 𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗶𝗰𝗮𝘁𝗶.

Io ci sono. E ci sarò. Sempre dalla parte della legalità, della giustizia, della Molfetta che vuole rialzarsi.

Come ci ha insegnato Socrate:

«Il disonore non sta nel cadere, ma nel restare dove si è caduti.»

𝐄 𝐜𝐡𝐢 𝐝𝐚𝐯𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐚𝐦𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐜𝐢𝐭𝐭𝐚̀, 𝐨𝐠𝐠𝐢 𝐡𝐚 𝐮𝐧 𝐝𝐨𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐦𝐨𝐫𝐚𝐥𝐞:

𝐟𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐨 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐞𝐭𝐫𝐨, 𝐩𝐞𝐫 𝐩𝐞𝐫𝐦𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐚 𝐌𝐨𝐥𝐟𝐞𝐭𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐚𝐧𝐝𝐚𝐫𝐞 𝐚𝐯𝐚𝐧𝐭𝐢.


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