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Molfetta e le Sue Radici: Consiglio Comunale Unanime per Valorizzare i Riti della Settimana Santa


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“𝑳𝒂 𝒄𝒖𝒍𝒕𝒖𝒓𝒂 𝒄𝒐𝒏𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆 𝒊𝒏 𝒖𝒏𝒂 𝒓𝒂𝒈𝒏𝒂𝒕𝒆𝒍𝒂 𝒅𝒊 𝒔𝒊𝒈𝒏𝒊𝒇𝒊𝒄𝒂𝒕𝒊 𝒆 𝒍𝒂 𝒔𝒖𝒂 𝒂𝒏𝒂𝒍𝒊𝒔𝒊 - 𝒄𝒊𝒐𝒆̀ 𝒍’𝒂𝒏𝒕𝒓𝒐𝒑𝒐𝒍𝒐𝒈𝒊𝒂 - 𝒏𝒐𝒏 𝒆̀ 𝒖𝒏𝒂 𝒔𝒄𝒊𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒔𝒑𝒆𝒓𝒊𝒎𝒆𝒏𝒕𝒂𝒍𝒆 𝒊𝒏 𝒄𝒆𝒓𝒄𝒂 𝒅𝒊 𝒍𝒆𝒈𝒈𝒊, 𝒎𝒂 𝒖𝒏𝒂 𝒔𝒄𝒊𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒑𝒓𝒆𝒕𝒂𝒕𝒊𝒗𝒂 𝒊𝒏 𝒄𝒆𝒓𝒄𝒂 𝒅𝒊 𝒔𝒊𝒈𝒏𝒊𝒇𝒊𝒄𝒂𝒕𝒊".



È così che l’antropologo Geertz valorizza la natura simbolica di una cultura. Il canto del Vexilla, il muccio abbassato, il ti-tè, il rito delle tenebre, i 33 rintocchi alla mezzanotte che sanciscono l’inizio tanto atteso di un tempo liturgico raccolto e sentito, l’odore del pizzarello, il buio e il silenzio assordante dell’uscita del Cristo Morto, le pie donne con il velo ricamato attorno al capo, l’odore della candela che lentamente si scioglie lungo le vie anche della città. Questa è Molfetta. La città che sa raccontare e che piace raccontare. La città che richiama i suoi figli molfettesi nella propria terra.



Anche 𝗠𝗼𝗹𝗳𝗲𝘁𝘁𝗮 mantiene salda le sue radici culturali nelle più antiche tradizioni. Prova ne è questo importante e storico Consiglio comunale nel quale è stata approvata all’unanimità la modifica al regolamento, garantendo così il giusto valore storico e culturale ai 𝐫𝐢𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐒𝐞𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚𝐧𝐚 𝐒𝐚𝐧𝐭𝐚 e, in generale, a tutte le 𝐭𝐫𝐚𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐪𝐮𝐚𝐫𝐞𝐬𝐢𝐦𝐚𝐥𝐢.



Le tradizioni sono, dunque, le nostre radici. Siamo noi, la nostra identità. Per essere tale è indispensabile, però, una continuita’ nel tempo, perché solo così la tradizione si distingue dalla semplice moda. La tradizione è tale perché resta immutata nel tempo, cosi come la storia ce le ha consegnate. Quella tradizione di fede che viene portata avanti con tanto impegno e senso di responsabilità dalle arciconfraternite e confraternite.



𝗣𝗲𝗿 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗹𝘂𝗻𝗴𝗮 𝘀𝗲𝗿𝗶𝗲 𝗱𝗶 𝗺𝗼𝘁𝗶𝘃𝗶, 𝗶𝗲𝗿𝗶, 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗱𝗶𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗮𝘃𝗲𝗿 𝘀𝗰𝗿𝗶𝘁𝘁𝗼 𝘂𝗻𝗮 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗮 𝗽𝗮𝗴𝗶𝗻𝗮 𝗱𝗶 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗠𝗼𝗹𝗳𝗲𝘁𝘁𝗮.



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